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Qualche settimana fa abbiamo osato avvicinare un tema molto delicato, l’espressione artistica legata al mondo del vino. E continuiamo a parlarne dato che mi sembra che sia un tema molto sentito in questi anni, quasi che agli “artisti del vino” l’esprimersi solo tramite le creazioni enologiche non basti più, e vogliano cimentarsi con altre forme d’arte.

Il vino è un valore reale che ci da l’irreale

Sembra ci sia questa affermazione di Luigi Veronelli dietro l’intento di Maurizio Zanella, da 42 anni alla guida della prestigiosa casa vinicola Ca’ del Bosco di Erbusco – da 6 anni (due mandati 2009-2012 e 2012-2015) presidente del consorzio di tutela del Franciacorta. Il fine è dichiarato :

Esprimere una diversa idea di “civilizzazione del vino”, creando una relazione privilegiata tra le qualità delle sue strutture, territori, uomini, vino e arte

Il mezzo che è stato scelto è l’apertura di uno spazio fino a prima riservato, quello della cantina di Erbusco e delle sue pertinenze, in cui sono state inserite, quale provocazione artistica per rompere ma allo stesso tempo ricreare armonia, 7 istallazioni scultoree di alcuni famosi scultori di fama internazionale. L’apparente mancanza di collegamento con il vino si dissolve invece in una somiglianza di nascita, l’opera d’arte attende di essere liberata dal suo scultore che la scopre nel legno, nel metallo, nella pietra. Allo stesso modo la terra attende chi la trasformi in colori, sapori e profumi.

La storia di Ca’ del Bosco inizia nei primi anni 70 quando Maurizio Zanella decide di seguire la sua vocazione “artistica” e trasforma quella che era una casa in un bosco di castagni in una delle più moderne ed avanzate cantine italiane. Qualche anno prima Annamaria Clementi Zanella, la madre di Maurizio, aveva acquistato una piccola casa in collina, chiamata localmente “ca’ del bosc”. Parte da lì, nel 1968, l’idea del vigneto e la conseguente avventura che ha portato nel giro di pochi anni Erbusco, in Franciacorta, ad essere conosciuta in tutto il mondo come il paese di Ca’ del Bosco, una delle maison più rinomate per la produzione di vino di alto livello.

Torniamo ora all’arte intesa in senso stretto e vediamo un po’ più da vicino le istallazioni che fanno parte del progetto artistico di Maurizio Zanella.

Si comincia con lo splendido “Cancello Solare” che accoglie i visitatori. La scultura di Arnaldo Pomodoro rappresenta un omaggio al primo e fondamentale nutrimento dell’uva, il sole.

CANCELLO SOLARE, 1987 (scultura in bronzo ed anima in acciaio, diametro 5 m) ARNALDO POMODORO

CANCELLO SOLARE, 1987 (scultura in bronzo ed anima in acciaio, diametro 5 m)
ARNALDO POMODORO

Proseguendo nella visita nel grande giardino si trova un laghetto in cui si può ammirare la splendida scultura di Bruno Romeda, Elogio dell’ombra, e l’opera di Igor Mitoraj, Eroi di luce, in bianco marmo di Carrara, che si staglia sul verde prato della tenuta, popolata di di querce, castagni ed acacie.

ELOGIO DELL’OMBRA, 1994 (bronzo) BRUNO ROMEDA

ELOGIO DELL’OMBRA, 1994 (bronzo)
BRUNO ROMEDA

EROI DI LUCE, 1991 ( scultura in marmo bianco di Carrara 205x195x123 cm)  IGOR MITORAJ

EROI DI LUCE, 1991 ( scultura in marmo bianco di Carrara 205x195x123 cm)
IGOR MITORAJ

L’interno dello stabilimento produttivo non lascia alcun dubbio sulla volontà di rottura degli schemi. Infatti quello che è sospeso sopra le teste di chi si inoltra nell’area vinificazione è nientemeno che un rinoceronte in vetroresina e cemento, lungo 400 cm, e imbrigliato quasi a volerne sfidare la vitalità e l’energia di cui l’animale (ancorchè immobile) è portatore. L’artista, Stefano Bombardieri, bresciano di nascita, ha lavorato a lungo nel parco di Gardaland dove ha costruito balene, rinoceronti, mostri marini e altro.

Con il suo “IL PESO DEL TEMPO SOSPESO” sembra volerci spiegare come si possa “contenere” anche la forza più dirompente, più esuberante, e lo fa in cantina, lì dove anche le bollicine, le mitiche bollicine del Franciacorta Cuvee Prestige, vengono rinchiuse, quasi intrappolate nelle bellissime bottiglie, quasi a contenerne il vigore fino a che quel tappo non viene fatto saltare.

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BLUE GUARDIANS, 2010 (plastica riciclata, 155 cm).

Il rinoceronte di Bombardieri non è l’unico animale della tenuta, si sono anche i lupi, i “BLUE GUARDIANS” del Cracking Art Group, che dal tetto dello stabilimento osservano con uno sguardo vigile ma in qualche modo benevolo lo spazio a nord della tenuta. Sono realizzati in plastica riciclata e si inseriscono in modo quasi invisible, ma allo stesso tempo di rottura (del resto il nome del gruppo che li ha creati è eloquente), tra i vigneti e il bosco che compongono la tenuta. Fa riflettere il fatto che entrambi gli “animali”, il lupo e il rinoceronte, pur essendo perfettamente inseriti nell’ambiente, in realtà lo sono nel posto sbagliato, quindi non possono non essere notati. Ed è forse questo l’intento di Maurizio Zanella, che del progetto è l’ideatore.

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CODICE GENETICO RABARAMA, pseudonimo di Paola Epifani

Siamo alla conclusione, le ultime due opere, anche queste collocate all’interno.

“CODICE GENETICO”, di Rabarama (pseudonimo di Paola Epifani) è una delle numerose sculture della famosa artista romana conosciuta in tutto il mondo che ritrae una figura umana, perfetta nelle proporzioni e nella sensazione spaziale ed è ricoperta ,al contrario di molte altre, spesso rivestite di motivi geometrici, di un vero e proprio puzzle, teso a nascondere e a svelare al tempo stesso un misterioso codice.

La figura è raccolta, in una posizione quasi fetale, quasi a volersi dischiudere ma a non osare farlo.

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IL DIONISO BRUNO CHERSICLA

“IL DIONISO” di Bruno Chersicla, artista triestino morto nel maggio del 2013, noto tra l’altro per essere entrato nel guinnes dei primati nel 2001 per avere realizzato la più grande pittura del mondo sulla piazza Unità di Trieste, è forse l’opera più “intonata” alla location in cui è inserita. Il dio del vino infatti è stato collocato nella Sala Camino, la sala destinata alle degustazioni.

Tuttavia non è una scelta scontata, infatti la raffigurazione nello stile tipico di Chersicla, con una scomposizione di forme che crea quasi delle parti meccaniche partendo dai lineamenti del viso della divinità, ne sconfessa la serietà propria di una delle due raffigurazioni classiche, che gli attribuisce un aspetto maestoso e grave, con la barba e i capelli lunghi e lo trasforma in una specie di pupazzo a molla che sbuca da un calice sottolineando invece lo spirito gioviale e naturale che è proprio della raffigurazione più festaiola e rumorosa che conosciamo dalla tradizione romana dei Baccanali.

Così anche il vino, così serio e ricco di tradizione da un lato e giocoso, rumoroso se vogliamo, dall’altro può manifestare entrambe le sue anime, così come Dioniso.

Dobbiamo ringraziare Ca’ del Bosco che ci ha fornito il suo supporto per la realizzazione di questo articolo fornendoci anche del materiale, come ad esempio le splendide foto qui sotto, che ritraggono le pupitres in cantina e una suggestiva vista dei vigneti.

Pupitres in cantina

Pupitres in cantina

Ca' del Bosco_outside_by Giuseppe La Spada-

Ca’ del Bosco_outside_by Giuseppe La Spada-

Una piccola anticipazione: di vino e arte parleremo ancora…sempre che l’argomento sia di vostro interesse. Diteci cosa ne pensate partecipando al sondaggio qui sotto… vi aspettiamo numerosi con le vostre risposte.

Intanto,

Salute a tutti